Il paese di San Felice Circeo ha una storia antichissima
che inizia con gli uomini di Neanderthal.
Durante i secoli il Circeo sarà colonia romana, possedimento dei Templari durante il Medioevo, un feudo dei Caetani e infine roccaforte pontificia.
Oggi, grazie ad un mare pulito, alle meravigliose spiagge,
alle suggestive scogliere,
è un luogo di vacanze balneari di ricercata eleganza.
San Felice Circeo
E' un Comune che s’incastona a metà del Promontorio del Circeo e gode di una vista incantevole sul golfo che arriva fino a Terracina.
Sembra infatti che Ulisse ammirasse dal mare questa sua posizione dominante, immersa nel verde, dalla parte del Parco del Circeo che guarda a sud.
La leggenda della Maga Circe nasce proprio qui. I ruderi del suo tempio sono infatti ancora visibili a 541 metri d’altezza. Oggi a salutare i naviganti c’è il faro bianco sulla punta del promontorio e i resti delle torri papali costruite per difendersi dai saraceni, come torre Paola.
Il paese, a carattere medievale, è raccolto in una cerchia di mura che poggiano, per tre parti sulla Cinta ciclopica (VI sec. a.c.). All’interno si può ammirare la Torre dei Templari con annesso il castello baronale che fu dei Frangipane, dei Caetani, degli Orsini e dei Ruspoli. Esso conserva un orologio dei primi dell'800. All’interno delle mura c’è anche il palazzo del Comune che sembra un museo medievale e tante piccole viuzze che si snodano accanto a palazzi di pietra imponenti.
Qui c’è da ammirare la Piazzetta del Convento o Cortile-Chiostro dei Cavalieri Templari. Nella Chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli si può invece rimirare la riproduzione autentica della Sacra Sindone.
Dentro la piazza centrale una serie di caffè che consentano di sedersi e sorbire una bibita con il pensiero di essere in altri tempi, di far parte della storia che quei palazzi e quella piazza hanno vissuto.
La storia, il mito e la preistoria
La storia
Il Circeo secondo Plinio e Strabone, era il limite meridionale del Latium Vetus, la terra madre dei Latini. Le fonti letterarie antiche ci informano della presenza sul promontorio di una colonia latina alla fine del VI secolo a.C. e le testimonianze archeologiche lo confermano. In località Colle Monticchio sono stati trovati alcuni reperti attribuibili ad un tempio di epoca arcaica e le mura più antiche del paese, in opera poligonale di prima maniera, sono attribuite al VI secolo a.C. Il Trattato romano-cartaginese del 509 a.C. inserisce Circeii tra le varie città latine del Lazio che non dovevano essere molestate, perché sotto il controllo e l’influenza di Roma.
In questo periodo comincia ad infiltrarsi sul territorio anche un’altra popolazione italica proveniente dal centro della Penisola, i Volsci, che secondo la tradizione occuparono Circeii nel 491 a.C.
Riconquistata definitivamente dai romani vi fu dedotta una seconda colonia latina nel 393 a.C. A questo periodo risale probabilmente la costruzione della cinta muraria dell’Acropoli, in opera poligonale, collegata a sua volta alla cinta poligonale del centro abitato da un muro di difesa, all’interno del quale si snodava una strada che saliva all’Acropoli stessa.
La città era di modeste dimensioni, aveva una forma rettangolare, possedeva due porte una a nord (l’attuale entrata in piazza Vittorio Veneto) ed una a sud-est. A differenza del suo territorio che alla fine dell’età repubblicana vide un notevole sviluppo, la città non ebbe mai una grande importanza. In epoca imperiale la zona di Torre Paola divenne il centro di tutte le attività e anche il luogo privilegiato per la costruzione di ville residenziali, grazie alla costruzione del porto canale. Qui forse transitava anche la via Severiana, costruita da Settimio Severo nel III secolo d.C., di cui ci parlano le fonti. La Tabula Peutingeriana, cartina geografica medievale copiata da una carta romana, colloca due stazioni della via al Circeo: una a Torre Paola (Circeios), l’altra presso Torre Vittoria (ad Turres).
Dopo la caduta dell’impero romano la zona perse importanza e quindi scarse sono le notizie riguardanti il Circeo. Ha inizio un periodo buio, fatto di incursioni barbariche e soprattutto di scorrerie dei pirati Saraceni che giunti nel IX secolo riuscirono ad insediarsi stabilmente per circa 30 anni nella zona del Garigliano.
Le fonti medievali spesso menzionano la Rocca Circeii considerandola una delle rocche più sicure dello Stato Pontificio. Essa doveva ricalcare il perimetro dell’antica Circeii e forse si sviluppava tra l’attuale palazzo comunale e la Torre dei Templari. Dalla metà del XII secolo compare una nuova denominazione: Castrum Sancti Felicis, forse per designare che nella cinta muraria vivevano anche persone civili oltre che militari.
Agli inizi del 1100 il Circeo passa nelle mani dei Frangipane che se ne impossessano con la violenza.
Nel 1240 papa Gregorio IX cede la Rocca Circeii ai Templari che dovevano difendere il litorale dagli attacchi dei pirati algerini e tunisini, e che rimasero al Circeo per circa venti anni, costruendo la Torre dei Templari e il Convento.
Verso la fine del secolo il castrum cade sotto il dominio degli Annibaldi che a loro volta, nel 1301, lo vendono a Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII. La famiglia Caetani ne rimarrà proprietaria per circa 400 anni, con una piccola interruzione di circa trent’anni. Il feudo nel 1713, fu venduto da Michelangelo Caetani al principe Francesco Maria Ruspoli che cinque anni dopo lo dette in dote a sua figlia andata sposa ad un Orsini. Dopo soli due anni essi dovettero ricederlo alla Reverenda Camera Apostolica che lo vendette, dal 1808 al 1822, al Principe Stanislao Poniatowsky. Il principe fece costruire alcuni edifici tra cui il Casino di Caccia, attuale villa Bocchi, e l’ultimo piano del palazzo baronale. Dopo la parentesi Poniatowsky il feudo tornò nelle mani della Reverenda Camera Apostolica fino all’unificazione d’Italia nel 1870.
Il mito
Al Circeo è ubicata la leggenda della maga Circe, narrata da Omero nell’Odissea. Furono probabilmente i navigatori Euboici, quelli che fondarono la prima colonia greca in occidente, Pitecusa (nell’attuale isola d’Ischia), ad ambientare il mito di Circe sul promontorio.
In breve la vicenda omerica narra lo sbarco di Ulisse sull’isola Eea e l’incontro con Circe. Dopo essere sbarcati, metà degli uomini di Ulisse, guidati da Euriloco, partono per esplorare l’isola e trovano la casa di Circe che li accoglie all’inizio gentilmente, ma che poco dopo trasforma in porci, facendogli bere una pozione magica. Non vedendo tornare i suoi amici Ulisse parte alla loro ricerca. Per strada gli appare Ermes che lo mette in guardia contro gli incantesimi di Circe e gli da l’erba Moly che cresce sul promontorio e che rende vani gli incantesimi della Maga. Ulisse resterà sull’isola Eea, ospite di Circe, per un intero anno, poi, supplicato dai suoi compagni di ricordarsi della lontana patria, riprenderà il mare.
La preistoria
Il Circeo è stato abitato fin da epoche remotissime, ne sono testimonianza i numerosi reperti preistorici trovati in alcune delle grotte marine che si aprono lungo il versante meridionale. Tra queste la più importante è sicuramente Grotta Guattari dove, il 25 febbraio del 1939, il professor Alberto Carlo Blanc riconobbe un cranio neanderthaliano datato a 50.000 anni fa. Nella grotta successivamente furono trovate anche due mandibole umane.
Altre grotte importanti per la preistoria del Circeo sono quelle del Fossellone e Breuil, abitate prima dall’Uomo di Neanderthal e poi dall’Homo Sapiens.
Dopo la prematura scomparsa del professor Blanc le ricerche sono continuate grazie all’opera del professor Marcello Zei che ha fondato il Centro Studi per l’Ecologia del Quaternario, con sede al Circeo e la Mostra Permanente Homo Sapiens e Habitat, situata all’interno della duecentesca Torre dei Templari. Ha inoltre effettuato numerosi studi sul territorio individuando diversi insediamenti preistorici tra cui il Riparo Blanc, datato a circa 8500 anni fa, e un insediamento di “commercianti di ossidiana” sul lago di Paola in zona La Casarina. Secondo il professore gli uomini del neolitico, i primissimi navigatori dal Circeo, partivano a bordo di rudimentali imbarcazioni per andare a Palmarola a procurarsi questa importante materia prima, considerata un bene di prestigio.
I luoghi da visitare
Il Centro storico
Raccolto nella cinta muraria ha carattere medievale e sorge su una piattaforma naturale a circa 100 metri sul livello del mare. Si accede al suo interno attraverso una porta ad arco, chiamata “il ponte”, che immette nella piazza principale sulla quale si affaccia la Torre dei Templari, costruita tra il 1240 e il 1259, dai monaci templari durante la loro permanenza sul promontorio. Sulla torre fu fatto istallare dal principe Poniatowsky, ai primi dell’ottocento, il caratteristico orologio che precedentemente si trovava sul portone d’ingresso del palazzo baronale.
Sul quadrante sono segnati sei numeri e la sola lancetta gira quattro volte nelle ventiquattro ore. Le ore sono scandite da un martello che batte su una campanella. A destra della piazza un arco immette nel cortile del palazzo baronale, oggi sede del municipio, costruito nel XIV secolo dalla famiglia Caetani. Alcune sale al suo interno sono decorate da affreschi risalenti ai primi dell’ottocento. Proseguendo lungo il corso principale si arriva al piazzale del belvedere da dove si può ammirare un bel panorama e, nel recinto dell’asilo, un tratto delle mura in opera poligonale risalenti al VI secolo a. C.
Proseguendo oltre si giunge alla Porta antica che testimonia tre epoche successive: sulla destra la parte originaria in opera poligonale, all’interno il restauro fatto in età sillana, in opera incerta, e la sistemazione medievale dell’arco tipicamente gotico.
Parco di Vigna La Corte
Vigna La Corte è un suggestivo parco-belvedere con vista mozzafiato sul litorale. E’ stato realizzato tramite un progetto di recupero e salvaguardia dell’intera area che è stata così restituita alla pubblica fruizione, dopo decenni di interdizione al pubblico. Oggi questo splendido giardino è visitato da migliaia di turisti che rimangono ammirati del panorama, e d’estate ospita diverse manifestazioni che attirano un gran numero di spettatori.
Santuario della S. Sindone (Chiesa di Santa Maria degli Angeli)
Nel Santuario di San Felice Circeo – unico al mondo dedicato alla Sindone - è esposta una riproduzione autentica a grandezza naturale, in posizione centrale ed elevata, della Sindone, per il culto e la venerazione dei fedeli. La sua conoscenza è corredata da mostre fotografiche e filmati didattici. Nel Santuario è allestito il Tesoro della Sindone. La struttura di Santa Maria degli Angeli – Santuario della Sindone del Circeo, meta di fedeli, pellegrini e turisti, offre adeguati servizi di accoglienza e ristorazione. Il vasto piazzale esterno della chiesa ospita il pregevole gruppo bronzeo del Redentore e la Peccatrice. Visite negli orari di apertura della Chiesa (via Ugo Foscolo - Tel.0773 540566)
Mostra Circeo Templari (Chiesa parrocchiale di San Felice Martire)
Nella mostra, aperta tutti i giorni, sono illustrate le fasi salienti del passaggio dei Templari al Circeo. Nel 1240 papa Gregorio IX cede la Rocca Circeii ai Templari che dovevano difendere il litorale dagli attacchi dei pirati algerini e tunisini, e che rimasero al Circeo per circa venti anni, costruendo la Torre dei Templari e il Convento. All’interno della mostra è possibile ammirare una gigantografia dove la configurazione del promontorio del Circeo, descritta da Angelo Breventano (1595) è inserita nella miniatura , che illustra Baldovino II, il re crociato di Gerusalemme nell’atto di affidare – a Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Homer – la sede del Tempio di Salomone. Siamo fra il 1118 e il 1120, quando il nome di Templari prende nome dal tempio di Gerusalemme (Piazza Vittorio Veneto 35 - Tel.0773546178).
Grotta delle Capre
Il nome è forse dovuto al fatto che i pastori avevano l’abitudine di ricoverare le loro greggi dentro la grotta durante la notte. L’importanza è dovuta alla presenza al suo interno di un solco di erosione marina a nove metri rispetto al livello attuale del mare, al di sotto del quale sono visibili i buchi dei litodomi (datteri di mare). La grotta è testimonianza dell’ultimo interglaciale (Riss-Wurm). Tra 130.000 e 100.000 anni fa il mare era più alto e il Circeo era ancora un’isola, staccata dal continente.
La grotta è stata visitata da diversi studiosi nel corso del tempo. Anche il professor Alberto Carlo Blanc si è interessato ad essa e nel 1936 vi ha effettuato uno scavo per mettere in luce la stratigrafia e quindi leggere la storia della grotta. Egli ha individuato dodici livelli: il primo è una spiaggia fossile a Strombus Bubonius, il quinto, il più interessante, ha restituito frustoli carboniosi di abete associati a resti di ippopotamo. Il sito è raggiungibile via terra, percorrendo un sentiero in discesa che parte dall'ampio piazzale dove termina via grotta delle capre.
Grotta Guattari
É la più famosa del promontorio, grazie alla importante scoperta che in essa fece nel 1939 il professor Blanc. Dell’esistenza della grotta non si sapeva nulla fino al 24 febbraio di quell’anno, perché una frana ne aveva ostruito l’entrata da decine di migliaia di anni. Mentre si cavava pietra dalla montagna, alle falde del colle Morrone, improvvisamente si aprì un cunicolo che incuriosì gli operai i quali, strisciando carponi attraverso un cunicolo basso e tortuoso, entrarono nella grotta. Rimasero sbalorditi nel vedere il terreno di quest’ultima pieno di ossa di animali (ne furono contate più di seicento). Il proprietario della zona nella quale si stavano facendo lavori (il signor Guattari) informò il professor Blanc dell’interessante ritrovamento. Egli entrò, il 25 febbraio del 1939, nella grotta scoprendo il cranio che giaceva a terra, circondato da una corona di pietre.
Il professore raccolse il cranio e lo portò a Roma per studiarlo. Notò che presentava due ferite: una sulla tempia destra, sicuramente il colpo che aveva ucciso l’uomo, e un’altra alla base del cranio. Il forame occipitale risultava allargato, come se altri uomini di Neandertal avessero fatto quest’operazione per estrarre il cervello e mangiarlo, a scopo rituale. Il fatto di averlo trovato al centro di una corona di pietre, sembrava confermare la sua ipotesi.
Nel 1989, durante un convegno internazionale tenuto al Circeo, l’ipotesi del Blanc fu completamente capovolta poichè non si sono trovati sul cranio i segni degli utensili in pietra utilizzati per allargare il forame occipitale. Gli unici segni trovati sono quelli dei denti di una iena. La grotta fu, molto probabilmente intorno a circa 50.000 anni fa, la tana di questo animale, lo dimostrerebbero le numerosa ossa fossili ritrovate al suo interno, resti dei suoi pasti. Essa ha trasportato il cadavere dell’uomo o forse solo la testa nella sua tana, ha allargato il foro occipitale ed ha estratto il cervello.
Ulteriore conferma a questa nuova ipotesi, è stata data dallo studio delle ossa fossili degli animali che presentavano anch’esse i segni dei denti della iena.
Pochi giorni dopo la sensazionale scoperta, nella grotta fu trovata un altro interessante reperto umano: una mandibola, e nel 1950 al di fuori della grotta un’altra mandibola umana. Attualmente il cranio è conservato in una cassaforte ignifuga a temperatura e umidità costanti, al dipartimento di Antropologia dell’Università La Sapienza. (Per visite alla grotta info: 0773 547770 - 338 9544539).
Grotta del Fossellone
Studiata dal professor Blanc ha restituito industria litica di Homo Neandertalensis e di Homo Sapiens.
Gli scavi, completati nel 1953, hanno evidenziato ben 51 strati: i primi dieci, alla base, sono privi di industria, dal 41° al 23° si rinviene industria Musteriana, lo strato 21 contiene industria Aurignaziana, infine, gli strati 19-1 hanno restituito scarsi reperti del Paleolitico superiore medio-finale.
Grotta Breuil
Si affaccia su una piccola insenatura alla fine dello scosceso versante a mare del Monte Circeo chiamato il “Precipizio”.La cavità conserva un cospicuo sedimento con faune fossili e abbondante industria litica del Paleolitico medio. Le campagne di scavo condotte recentemente dal prof. A. Bietti dell’Università di Roma, hanno portato alla luce anche tre reperti fossili umani (due denti e un frammento di parietale).
Riparo Blanc
Scoperto nel 1959 dal professor Zei e da lui intitolato alla memoria del suo maestro, il professor Blanc, fu esplorato nel 1960 e nel 1963. É situato a circa venti metri dal livello del mare ed è composto di due livelli: il primo un deposito Pleistocenico con industria di tipo Gravettiano ed il secondo un deposito Mesolitico. Numerosi i resti faunistici rappresentati per la maggior parte da gusci di molluschi e da pesci e crostacei. L’industria litica è ricca di punteruoli e denticolati. Sia gli strumenti che i gusci dimostrano un intenso sfruttamento dei molluschi marini da parte dell’uomo preistorico, per integrare la sua dieta.
Statua sommersa del Cristo del Circeo
La Statua del Cristo è un simbolo marino del Circeo. I lavori di posizionamento e inabissamento della scultura, benedetta nel 1992 dal Vescovo Domenico Pecile, erano stati eseguiti da subacquei pontini il 25 aprile dello stesso anno.
La statua, ancorata ad un basamento di cemento armato alto un metro e dal peso di oltre tremila chili, è visitata ogni anno da migliaia di appassionati subacquei, anche per occasioni decisamente originali, come avvenuto negli ultimi anni quando sono stati celebrati alcuni matrimoni sott’acqua proprio davanti alla statua del Cristo. Il luogo é individuabile grazie ad un gavitello di segnalazione (coordinate N.41 12 34 - E 13 06 35) ed é vietato alla pesca e all'ancoraggio.
Il Volto inabissato di Cristo
Il Volto di Cristo è un’opera bronzea realizzata dall’artista Ignazio Colagrossi e inabissata il 5 settembre del 2010 nelle acque di San Felice Circeo, in prossimità della Grotta delle capre. Le coordinate per visitare il sito sono: LAT. 41° 13. 322 LONG. 13° 04. 952.
Il Faro
A circa tre km dal paese di San Felice Circeo si trova il Faro di Capo Circeo costruito nel 1866, durante il Pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti che prese il nome di Pio IX, in conformità ad un progetto dello stesso Papa, teso allo sviluppo dei Segnalamenti Marittimi del litorale laziale ricadente sotto la giurisdizione dello Stato Pontificio. Nell’elenco “Fari e segnali da nebbia” è identificato con il numero nazionale E.F.2258 e internazionale E1542 e le sue coordinate geografiche sono: Lat. 41° 13° Nord, Long. 13° 04° Est. Ricadente sotto l’amministrazione della Marina Militare, l’edificio è ubicato sul versante del Promontorio chiamato Quarto Caldo ed è composto da un fabbricato, nel quale vive il personale civile addetto al controllo del Faro, e da una torre Faro alta circa 18 metri. Il suo apparato lenticolare è composto da tre pannelli poggiati su una struttura ruotante e alloggiati in una lanterna cilindrica a settori elicoidali, di circa due metri di diametro, la cui luce, a lampi bianchi, ha una portata geografica di 17 miglia. Il sistema, oggi completamente automatizzato, è dotato, per i casi di avaria, di un piccolo faro di rispetto che si accende in maniera autonoma.
Il mare
Chi si affaccia dalla terrazza del paese o sale sulla torre del castello baronale, ha il verde del monte alle spalle e l’azzurro del mare di fronte, un mare che lambisce una spiaggia dalla sabbia d’oro che si estende fino all’orizzonte. Guardando verso il mare si scorgono le isole di Ponza Zannone e Palmarola per cui, conseguentemente viene subito il desiderio di scendere giù per la via che giunge al porticciolo, salire su una delle barche a vela ormeggiate mollemente nella rada e volgere la prua verso quelle isole.
Se poi si amano i fondali e le immersioni si può sempre andare a rimirare a 18 metri di profondità la statua bronzea del Cristo del Circeo, collocato in fondo al mare nell’aprile del 1992. Oppure, davanti alla Grotta delle Capre, la statua del Volto di Cristo realizzata dall'artista Ignazio Colagrossi e inabbissata nel 2010. Noleggiata la barca al porto si può costeggiare il promontorio superando la roccia su cui sorge Torre Fico.Più avanti si incontra la grotta del Presepe e del Calice; a pochi metri si trova la grotta Azzurra dove è possibile entrare con la barca solo con mare calmo.A pochi metri si susseguono vicinissime la grotta delle Capre, dell'Impiso e del Fossellone, più distante si incontrano grotta Anna e grotta Lanzuisi, posta proprio sotto Torre Cervia. Superata Punta Rossa si vede la costruzione della Batteria di Moresca. Quindi si incontra una insenatura circolare chiamata la Calozza, dopo la quale si entra in zona Precipizio, così chiamata per la parete che scende a picco sul mare. In questo angolo si possono visitare la grotta delle Anfore, dei Prigionieri, della Maga Circe, Breuil e la spaccata di Torre Paola, posta sotto l'antica torre papale.
Il porto turistico è grazioso e accogliente e lo si può guardare comodamente seduti in uno dei bar/ristoranti che stanno sotto la collina e guardano verso il mare. Il porto ècostituito da un molo di sopraflutto a scogliera lungo 580 metri e da un molo di sottoflutto lungo 215 metri, banchinato ed in parte disponibile per l'ormeggio da diporto. Vi sono inoltre una serie di pontili (fissi e galleggianti) utilizzati per l'ormeggio da diporto, che assicurano una disponibilità di 380 posti barca, gestiti dalla Cooperativa Circeo 1°. La lunghezza massima dei natanti che possono essere ospitati è di circa 20 metri.
Se invece delle barche e del mare aperto, i visitatori di questo posto incantevole preferiscono sdraiarsi sulla sabbia o sedersi su una sedia a sdraio sotto un ombrellone aperto da un bagnino gentile, non hanno che l’imbarazzo della scelta.
Ci sono ben trentacinque stabilimenti balneari! Inoltre dalla spiaggia, all’ora di pranzo, si può facilmente guadagnare le sale dei ristoranti che, come una collana, lambiscono la costa e aspettano i clienti per un pasto leggero, al profumo di mare.
Il mare di San Felice Circeo è Bandiera Blu dal 2009. Il prestigioso riconoscimento è conferito dalla FEE (Foundation for Environmental Education) alle località costiere europee che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione e al servizio offerto, tenendo in considerazione ad esempio la pulizia delle spiagge e gli approdi turistici.
Il Parco Nazionale del Circeo
Il Parco Nazionale del Circeo riserva tante altre possibilità di divertimento e di acculturamento.
Al suo interno si possono infatti fare lunghe e interessanti passeggiate, su per i sentieri tracciati, e rimirare la natura del bosco mediterraneo e le specie di uccelli e di altri animali che lo popolano e che stanno lì con la tranquillità di essere solo prede di qualche fotografo incuriosito o appassionato.
Vi si possono ammirare le Folaghe e i Cormorani ma anche alcune specie rare come il Falco Pellegrino, il Falco Pescatore, l'Aquila di Mare, la Gru, il Fenicottero e la Spatola. I vari ambienti del Parco, facilmente raggiungibili con le numerose strade rotabili presenti, sono visitabili con strade pubbliche ed interpoderali (area zone umide ed altre aree agrarie tra foresta e promontorio), sentieri pedonali (sul promontorio ed a Zannone), viali battuti ciclabili e pedonali (in foresta) attrezzati con segnaletica di riferimento ed, alcuni (sentiero didattico dal centro visitatori, percorso della memoria per Cocuzza, sentiero natura "orto botanico" a Villa Fogliano), con tabelle informative, accessi attrezzati (duna).
Il Parco, inoltre, presenta un buon livello d'accessibilità per i disabili sia per una naturale predisposizione del suo territorio pianeggiante e di buona parte della rete di sentieri percorribili, con accompagnatore, anche dalle carrozzine ortopediche, sia per l'esistenza al centro visitatori di alcune strutture ed attrezzature dedicate (servizio igienico, cingolo montascale).
La storia
Istituito il 25 gennaio 1934 per salvaguardare un ambiente straordinario che la bonifica stava cancellando, è il più piccolo tra i parchi storici italiani, misura circa 8500 ettari, ma è sicuramente il più interessante poichè al suo interno sono presenti cinque ambienti ospitanti diverse specie animali e vegetali: il promontorio, la duna costiera, le zone umide con i suoi quattro laghi, la foresta planiziaria e l’isola di Zannone.
Il Promontorio del Circeo
Con la sua sagoma inconfondibile, è un massiccio calcareo lungo circa sei chilometri e largo in alcuni punti fino a due. La vegetazione è tipicamente mediterranea e diversa a seconda dell’esposizione. Il versante meridionale, chiamato Quarto Caldo, è ricoperto da vegetazione bassa e cespugliosa adatta a condizioni di aridità. A seconda della posizione del declivio la vegetazione cambia: in prossimità del mar troviamo la statice, il finocchio marino, l’elicriso, l’euforbia e la centaurea di Circe, varietà che cresce solo sul promontorio. Salendo leggermente abbiamo il rosmarino, l’erica multiflora, il cisto, il mirto, il lentisco, la fillirea, l’alaterno e la palma nana, l’unica palma spontanea europea, fossile vivente testimonianza di un’antica vegetazione di clima caldo. Il versante settentrionale, Quarto Freddo, è ricoperto della macchia alta in cui predomina il leccio associato, a quote più basse, al farnetto, alla roverella, al frassino minore e al carpino nero. Il sottobosco è caratterizzato dall’erica, dal corbezzolo, dalla ginestra dei carbonai. Ai piedi del versante settentrionale cresce rigoglioso, grazie alla protezione offerta dal promontorio e all’umidità dell’aria, un bel boschetto di sughera. La fauna del promontorio è caratterizzata dal tasso, dalla donnola, dal moscardino e dal falco pellegrino che nidifica sulle rocce.
La duna
Sferzata dai venti d’inverno, arroventata dal sole d’estate è un ambiente limite, molto simile al deserto, in cui le condizioni di vita sono assai difficili. A pochi metri dal mare troviamo le prime piante pioniere dotate di un apparato radicale molto profondo che e ancora alla sabbia: la gramigna delle spiagge, l’eringio, l’erba medica marina e l’ammofila, la camomilla marina, il ginepro coccolone, il fico degli ottentotti originario del Sudafrica, tutte contribuiscono con le loro radici a rendere stabile la duna impedendone l’erosione. La macchia raggiunge il suo massimo sviluppo sul versante della duna che si affaccia sui laghi dove è presente il corbezzolo, il ginepro fenicio, il caprifoglio, il leccio, oltre ad impianti artificiali di pino domestico, pino d’Aleppo e pino marittimo.
Le zone umide
I quattro laghi e le zone circostanti costituiscono il più importante ecosistema palustre del Lazio e forse anche d’Italia per questo sono stati inseriti nel 1978 nell’elenco delle zone umide di valore internazionale da proteggere in base ai dettami della Convenzione di Ramsar del 1971. Laghi e acquitrini ospitano una ricchissima avifauna acquatica costituita da oltre 260 specie nidificanti e migratrici. Germani reali, fischioni, mestoloni, morette, folaghe, martin pescatore, cormorani, garzette, aironi cenerini, cavalieri d’Italia, avocette, falchi di palude, falchi pescatori, cicogne bianche e nere, fenicotteri, sono solo alcune delle specie che frequentano le zone umide del parco.
La foresta
La foresta planiziaria rappresenta ciò che resta dell’antica Selva di Terracina. É estesa per 3260 ettari per quasi il 90% è occupata da un bosco di latifoglie: cerro, farnetto, farnia, roverella, orniello, carpino nero e bianco. Il sottobosco è fitto ed intricato e ricco di oltre 800 specie tra cui l’erica arborea e scoparia, il pungitopo, la felce aquilina, il ciclamino. Nelle “piscine”, zone depresse soggette agli allagamenti, è presente il bosco allagato con piante che vivono con il tronco immerso nell’acqua. L’animale più diffuso nella foresta è il cinghiale, ma sono presenti anche tassi, volpi lepri, ricci e numerosi rettili e anfibi. Per il suo grande valore naturalistico la foresta Demaniale è stata inserita dall’UNESCO, nel 1977, nella “ rete internazionale delle riserve della Biosfera”.
L'isola di Zannone
La disabitata isola di è l’ultimo ambiente a comporre il mosaico del Parco Nazionale del Circeo. La sua costa alta e scoscesa ha da sempre scoraggiato ogni tentativo di insediamento stabile, se si escludono i monaci benedettini e cistercensi che vi si stabilirono per brevi periodi tra il VI e il XVI secolo. Grazie a questo sull’isola ha potuto conservarsi e svilupparsi la vegetazione originaria rappresentata da leccio, erica arborea, corbezzolo fillirea, smilace, mirto e lentisco. L’avifauna è molto abbondante mentre scarsa è la presenza di mammiferi. Il muflone, originario della Sardegna, fu importato nel 1922 a scopo venatorio.
Le escursioni negli altri paesi limitrofi
Sotto gli ombrelloni , comunque le persone leggono il giornale, tengono d’occhio i bambini che giocano e fanno programmi per il pomeriggio.
Si può infatti brevemente raggiungere tutti i Comuni vicini sapendo che ciascuno presenta qualche caratteristica particolare; non per niente sono tutti aggregati in una stessa associazione, l’Associazione SER.A.L. , che conta di migliorare i servizi per i cittadini, gli imprenditori e i turisti e di rendere facilmente visibile l’insieme delle opportunità che il territorio offre.
Infatti si può andare a bere il moscato a Terracina e visitare il centro storico o salire a Monte San Biagio e, dopo aver rimirato da un altro punto di vista il mare e la costa, inoltrasi lungo la sughereta e fotografare la capra bianca, rarità animale che solo qui si può trovare.
Oppure si può arrivare al castello di Fondi e salire su per l’Appia antica, la strada romana che porta fino al castello di Itri e uscire poi a Gaeta per prendere il traghetto per Ventotene o Ponza.
Tornando indietro, senza dimenticarsi di portarsi qualche barattolo delle famose olive di Gaeta, si può poi raggiungere Sperlonga, un gioiello di promontorio che si erge sulla costa e dove si trova il museo e gli scavi dell’imperatore Tiberio che qui amava soggiornare.
Ora la strada di ritorno è imboccata! Scendiamo per Terracina, ammiriamo le barche del porto, mangiamo semmai la pizza napoletana nella piazza del paese e poi ce ne andiamo via, sul lungomare, fino nuovamente a San felice Circeo che ci attende. Forse in serata potremmo